La linea del tempo
Quando la vita ti porta a guardare da altri punti di vista.
Riflessioni di una “brava bambina” di 43 anni che si è
stufata di seguire le regole…
L’infanzia… Avete mai pensato a quanto breve sia questo
momento nella vita di una persona? Io, ci penso spesso! Proviamo a fare una
“linea del tempo” della vita di un Essere umano! Cercando di essere ottimisti e
prevedendo una durata di vita fino a 100 anni circa, la spensieratezza
potrebbe essere prevalente fino ai 12 anni, se di mezzo non ci fosse la scuola!
Dico 12, perché poi inizia l’adolescenza e tutti i suoi risvolti,… (e verso quell’età
iniziano i comportamenti “da più grandi”, anche se ancora non ci sono le grosse
responsabilità!) L’infanzia, un brevissimo periodo… niente preoccupazioni di
lavoro, di denaro, responsabilità di famiglia,… Beata libertà! Quando mai sarà
ancora possibile vivere questi preziosi momenti nei quali seguire il proprio
cuore al 100%, le proprie passioni, i propri interessi e anche annoiarsi??
A volte mi chiedo “in nome di cosa, sulla base di che e per
conto di chi” è stato deciso che a “x” età bisogna sapere le nozioni “abc” oppure
che le materie “xyz” siano importanti!? Un modo standardizzato di elargire
informazioni che “potrebbero essere utili”. Tutto per “preparare” i bambini al
loro futuro, per assicurare loro un buon lavoro? Ma quale futuro? Quale lavoro?
In realtà, nessuno può saperlo…
Intanto, con la scusa del futuro da preparare, si dimentica
di lasciar loro vivere e godere il presente. Studiare seduti ore e ore, compiti
a casa,… Poi, si pensa a dare loro nozioni utili per un futuro che nessuno
conosce (il mondo del lavoro sta diventando sempre più instabile, innovativo e
dall’evoluzione veloce. Sembrerebbe che in meno di 10 anni spunteranno
innumerevoli lavori che nessuno può immaginare ad oggi). L’unico modo per
aiutarli a mantenere la rotta è aiutarli a conoscere al meglio loro stessi e le
proprie passioni.
E poi, chi ha deciso che per un ragazzo di 5° elementare sia
più importante saper fare operazioni con i decimali più che saper cucinare un
piatto di pasta? E perché non sarebbe più importante per una ragazza di prima
media saper cucire un bottone e rammendare un buco nei calzini, più che
conoscere le date di un dato periodo storico a memoria? Qualcuno potrebbe
sostenere che queste cose si possono imparare a casa… ed è proprio vero in
certe circostanze… ma, non scherziamo dai! Quando un/a bambino/bambina va a
scuola, rientra a casa già stanco delle sue ore di studio statico, deve fare i
compiti, studiare e preparare verifiche,… senza dimenticare i vari corsi (sport,
attività varie, ecc…)! Quanti riescono ancora ad aver voglia di aiutare e
sperimentare in casa con entusiasmo (senza che i genitori li obblighino) o
voglia di imparare cosette utili nella vita di tutti i giorni?
Mi vengono in mente alcuni lati interessanti della mia
esperienza scolastica. Forse vi sembrerà strano, ma nella scuola che ho
frequentato quando ero ragazzina, in Svizzera, alle medie ho imparato anche
cose utili!!! Tra le materie scolastiche c’erano proprio attività che
riguardavano la gestione di casa, della vita pratica. Ogni volta che cucino,
che stiro, che metto una lavatrice o devo cucire qualcosa, mi vengono in mente
i ricordi di quelle ore di “apprendistato pratico” utile alla vita quotidiana!
Nei miei anni delle medie, le ragazze avevano i corsi di cucina, cucito, maglia
e di come stirare, mettere la lavatrice, con trucchi utili per il risparmio
domestico! I maschi, loro, avevano ore di lavorazione del legno, del ferro,
meccanica, elettricità,… Poi, negli anni a seguire, avevano introdotto anche lo
scambio e ognuno faceva ore di una e l’altra materia indifferentemente, sia
maschi che femmine! Delle “montagne” di cose che ho studiato iniziando dalla
materna, 6 anni di elementari, 3 anni di medie, 3 anni di superiori e 3 anni di
scuola professionale… quello che mi è rimasto indelebile nel cuore e che uso
ogni giorno, sono le ricette e i trucchi per la vita quotidiana! Certo, anche
le lingue straniere mi sono rimaste impresse e sono state sempre molto utili
(anche se è stata fondamentale la pratica, più che tonnellate di grammatica).
Anche le nozioni di geografia mi sono servite, ma il loro studio è stato
incentivato dalla preparazione alla professione nel turismo e sono diventate concrete grazie ai viaggi. Infine,
le presentazioni dei progetti davanti alle altre classi sono risultate
fondamentai per migliorare coraggio e autostima per il futuro professionale.
Dai, ve la faccio breve: la pratica ha radicato le
conoscenze, grazie alle emozioni, all’entusiasmo, alla soddisfazione di creare,
di produrre qualcosa di utile, di tangibile! Malgrado fossi stata sempre sui
libri, abbia ricevuto sempre voti dei quali essere orgogliosa, tutto ciò non mi
è servito a granché! Non ricordo quasi nulla di tutte queste infinità di
nozioni ingurgitate, imparate a memoria! Solo quello che è stato vissuto con
amore e interesse è rimasto indelebile… dopo più di 30 anni!
Un esempio concreto che sostiene queste idee è quello della
Finlandia. Tra i principi di uno dei sistemi scolastici migliori al mondo ci
sono: inizio della scuola a 7 anni, pochi compiti a casa perché si ritiene che
sia importante che il tempo passato a casa sia riservato alla FAMIGLIA, si
impara facendo, praticando e non ci sono voti fino a 13 anni, si dà grande
importanza al gioco (considerato sacro) e al tempo libero, meno ore di scuola e
più all’aria aperta. Si tratta di un sistema che non ha paura di sperimentare e
dove vengono abolite le materie e le lezioni frontali, l’ascolto e l’osservazione
del docente prevalgono sul suo intervento diretto, i docenti sono molto
qualificati e puntano a motivare gli allievi.
Ora provate a guardare alla vostra infanzia, ai vostri anni
di scuola: cosa ricordate delle materie che vi sono state insegnate?
A meno che un bambino non abbia la fortuna di sentire la
chiamata di una vocazione già da piccolo (per esempio diventare medico,…) e
dunque di memorizzare nella propria mente e nel proprio cuore tutte le
informazioni inerenti a quell’obiettivo, la maggior parte si perde in un mare
di nozioni che non aiutano a trovare la propria strada. Ovvio che tutte le
materie non possono essere apprezzate da tutti, siamo diversi, è normale!
Oppure no? Chi ha strutturato la scuola per età, con delle materie, si è basato
sul principio che fossimo tutti piccoli robot da programmare, non persone
dotate di talenti e passioni da esaltare!
Dopo aver guardato al vostro passato, se siete genitori,
guardate al vostro presente con i vostri bambini. Immaginate che qualcuno vi
riprenda con una telecamera mentre seguite i vostri figli durante i compiti o
li state richiamando perché ancora non sono stati fatti! Cosa vedete? La
maggior parte si vedrà come un protagonista di un film horror, vogliamo
scommettere!? Non entro nei dettagli…
E giù a perdere tempo a studiare cose a memoria, che dopo la
verifica non ricorderanno, a riempire schede e schede di operazioni perché
altrimenti non ci si allena, a fare compiti su compiti sempre, anche durante le
vacanze! E intanto, tra un litigio, un urlo e l’altro,… l’infanzia si perde i
momenti più magici, più spensierati,… il bambino si trasforma ben presto in un
piccolo adulto frustrato, stressato e sotto pressione… a volte, trasformandosi
in un adolescente depresso e insicuro per via delle difficoltà scolastiche.
Tristezza… e tutto questo per preparare ad un futuro migliore possibile…
Io mi chiedo: in realtà, a chi risulta più utile che i
bambini vadano a scuola e siano sempre impegnati? Ci sono realtà di bambini che
non sono mai andati a scuola e hanno “creato” benissimo la loro vita nella
libertà e gioia della loro infanzia! Ora sono adulti e non hanno niente per cui
invidiare altri ragazzi che hanno studiato in modo classico.
Vedi André Stern, libro “Non sono mai andato a scuola.
Storia di un’infanzia felice” oppure testimonianze di ragazzi che hanno
frequentato realtà di stampo libertario.
Per caso, non si tratta piuttosto di una comodità per gli
adulti di “parcheggiare” i propri figli a scuola con la scusa che si tratta del
“loro compito” imparare? Se mi permetto di dire questo è anche alla luce di
recenti testimonianze che indicano che nei periodi di “vacanze scolastiche” i
genitori vanno letteralmente “in tilt” a dover stare di più con i propri figli.
Gli adulti di oggi non sono più abituati a stare assieme ai propri bambini,
sono subito stanchi, stressati, senza pazienza,…
Poi, per noi adulti, educati/addestrati a fare secondo
istruzioni, potrebbe spaventare lasciare i figli liberi di sperimentare, non
c’è possibilità di controllo, di verificare se stiamo/stanno facendo la cosa
giusta (non ci sarebbe un modo di misurare i risultati se non la loro FELICITA’
E SALUTE… ma a noi non basterebbe!), in poche parole nella libertà non c’è modo
d’uso (come nel mestiere di genitore d'altronde). Ecco perché è meglio delegare
l’istruzione (e spesso l’educazione) ad altri che poi misureranno, valuteranno,
confronteranno e… ci rassicureranno o ci faranno sprofondare nella disperazione,
perché i nostri figli non sono “nella norma”!!
La società, è vero, ci porta ad avere delle relazioni
famigliari molto “distanti” e lì, si tratta di scegliere in che modo migliorare
la qualità dei rapporti, la qualità della vita. Non nego che stare molto a
contatto con i propri figli sia sfidante… perché si rivelano spesso degli
insegnanti tosti, dei maestri di vita senza pietà che non hanno paura di
mettere le dita nelle piaghe emotive, mentali,… dei loro genitori! Non tutti
hanno voglia di essere messi alla prova, di voler rimettersi a “studiare” su di
sè! Così, si potrebbe dire che anche noi adulti abbiamo bisogno di fuggire da
questa “scuola di vita”, non vogliamo imparare da loro! Loro in realtà
sarebbero mille volte più intuitivi, innovativi e creativi di noi, in linea con
la loro epoca e se li lasciassimo liberi di ascoltarsi di più, di seguire le
loro passioni, i loro interessi, potrebbero tranquillamente seguire la loro
strada e trovare il modo di realizzarsi più consono a loro, essere
semplicemente loro stessi, felici!
Forse gli adulti non vogliono ammettere che non riescono a
seguirli se non li tengono a bada, non li controllano. La loro vitalità, la
loro energia sono così potenti che i grandi sono invidiosi di loro quando i
ragazzi si divertono, seguono i loro desideri, si intestardiscono per
realizzare i loro sogni! E così facendo, in nome di una preparazione al futuro,
le ali di queste farfalle vengono appesantite dagli obblighi scolastici.
Qualcuno penserà: “da dove le vengono queste idee assurde?”
E io risponderei tranquillamente che arrivano dal mio cuore (anche se la mente,
“addestrata” da così tanto tempo in una certa direzione, si ribella spesso)
perché sto tornando bambina grazie ai miei figli, ricordando le emozioni,
l’entusiasmo che avevo prima di diventare una “perfetta alunna diligente”. Il
“bello” e triste in realtà, è che per quanto mi riguarda, nessuno me l’ha mai
imposto… I miei genitori non hanno mai dovuto riprendermi per dirmi di fare i
compiti, studiare,… Il mio senso del dovere era talmente radicato in me che mi
sono buttata da sola nel ritmo del perfetto “operaio scolastico” che esegue, probabilmente
per paura di deludere, di non essere apprezzata se non lo facevo (la prova che,
se qualcuno lo è per natura non serve sforzarlo, per gli altri è un’altra
storia, hanno anche loro le loro motivazioni innate!). Inutile dire che la mia
creatività ne ha risentito parecchio…
Perché mi succede tutto ciò, perché queste riflessioni sul
tempo sprecato durante l’infanzia a fare ciò che non piace, sul peso degli
impegni scolastici per i ragazzi?
Perché ho notato quanti adulti di oggi stanno ancora
cercando loro stessi, la loro strada,… perché hanno perso “il sentire del loro
cuore” proprio durante la loro crescita.
Perché, malgrado le mie credenze ben radicate, ho scelto di
ascoltare i segnali di disagio dei miei figli e di non delegare più la loro
istruzione, “VIVENDO” i miei figli giorno dopo giorno, grazie all’Istruzione
Parentale (Homeschooling). Questa esperienza fa sì che mi stanno risvoltando
come un calzino! Ogni giorno mi sfido, mi applico ad entrare sempre più in
sintonia con loro e… mi stanno illuminando la strada! Una strada fatta di “vivi
il presente”, di passione, entusiasmo, caparbietà, costanza, concentrazione,
volontà di fare… CIO’ CHE LI EMOZIONA, CIO’ CHE PIACE A LORO!
Detto ciò, il discorso non è abolire le scuole, in certe
circostanze servono se chi ci lavora ascoltano i ragazzi. Se trovi le persone
appassionate della loro professione, possono trasmettere grandi insegnamenti
(non nozioni asettiche…). Poi, non tutti gli adulti sono chiamati dalla vita o
hanno il desiderio di rimettersi in gioco affrontando un cammino a stretto
contatto con i propri figli,… Però, per tutti credo sia possibile migliorare la
qualità dell’infanzia dei propri figli: lasciamoli respirare, lasciamoli
giocare, lasciamoli annoiarsi e scoprire così le meraviglie di creatività che
hanno in loro!! Basta riempire le loro giornata 24 ore su 24 di nozioni e
attività che (per forza) non possono sempre essere di loro interesse!!
In poche parole DIAMO FIDUCIA AI BAMBINI !
BUON CAMMINO A TUTTI!
Per chi desidera approfondire il tema:
Libro di André Stern “Non sono mai andato a scuola. Storia
di un’infanzia felice”
Articoli di questo blog che riguardano l’Istruzione
parentale (E’ l’istruzione ad essere obbligatoria, non la scuola)
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